« Le temps est venu d’une nouvelle société matriarcale. Vous croyez que les gens continueraient à mourir de faim si les femmes s’en mêlaient (…) Je ne peux m’empêcher de penser qu’elles pourraient faire un monde dans lequel je serais heureuse de vivre. »
E’ stata davvero una scoperta per me la mostra delle opere di Niki de Saint Phalle al Grand Palais. Le sue grandi Nanas, tutte curve e grandezza, in ricordo della dea originaria, sono un’esplosione di vitalità e un’espressione di pura libertà. Ovviamente Niki non è solo questo. La violenza che traspare da alcune delle sue opere e lo stesso processo creativo che le rende possibili, (Niki prendeva “a fucilate” le sue opere) sono terribilmente duri e di difficile fruizione.
Preferisco le opere espressamente legate alla femminilità, a questa idea di donna grande, gigantesca, sproporzionatamente ingombrante appunto per riappropriarsi di uno spazio che le è stato sottratto dall’uomo. Teste piccole, tutte, incredibilmente microscopiche rispetto ai corpi: lo sguardo e le attenzioni sono rivolti al corpo, ai piaceri sessuali e sensuali. E’ talmente liberatorio mettere da parte la razionalità, far esplodere i sensi e assaporarne i piaceri. Niki ce lo ricorda, qualora lo avessimo dimenticato.